LA TENUTA

LA TENUTA
Regia di Tiago Guedes. Un film con Albano Jerónimo, Sandra Faleiro, Miguel Borges, Ana Vilela da Costa, João Vicente. Titolo originale: A Herdade. Genere Drammatico - Portogallo, 2019

di Marzia Gandolfi
João Fernandes, ricco proprietario fondiario, governa con pugno di ferro la sua tenuta e la sua famiglia. Temuto e rispettato, ha sposato Leonor ma la tradisce con Rosa, la giovane governante da cui avrà presto un figlio illegittimo. Refrattario alla politica, resiste fieramente nel Portogallo fascista di Marcelo Caetano e poi all'onda comunista della Rivoluzione dei garofani. Tra colpi di stato e ripristino della democrazia, segreti e rivelazioni, la sua vita infila una parabola discendente.
Scritto e diretto da Tiago Guedes, La Tenuta è la cronaca di un Paese in ambasce e di una famiglia straziata che mette in relazione l'evoluzione politica del Portogallo e gli sconvolgimenti sentimentali dei suoi membri.
Siamo insomma dalle parti di "anche i ricchi (proprietari) piangono". Se la vocazione al trattamento sociale (conflitti generazionali, crisi economica, processi storici) e all'affresco storico, compreso tra il 1946 e il 1991, restano un trascurabile residuo, una televisione accesa annuncia la caduta della dittatura e un meccanico torturato per attività sovversiva prepara la rivoluzione, la sostanza del film è costituita dalle imprese erotiche del protagonista, un proprietario terriero arrogante e seduttore che guida (piano), beve (molto), fuma (troppo), seduce le donne degli altri e se ne fotte con aria consumata del mondo.

Più sceneggiato che film, La Tenuta abita un décor naturale e smisurato in cui galoppano l'esuberanza del protagonista e un inventario di luoghi comuni sull'amore, quello svelato e quello tradito. La parabola narrativa, facilmente prevedibile e accentuatamente melodrammatica, ricorda certe gag del trio Marchesini-Lopez-Solenghi, che rompevano con la narrazione tradizionale contaminandola con gli elementi pescati dalla cultura dei mass media. Ma se nella telenovela del Trio i ribaltamenti e gli effetti comici erano intenzionali, nel dramma terriero di Tiago Guedes la comicità è involontaria e assunta con effetti esilaranti da Albano Jerónimo, piacione senza cuore che sembra uscito dalle strisce intrepide di Loredano Ugolini ("Billy Bis").
Narici tremanti e sguardo sostenuto provano ad accendere la fiamma di un'ispirazione spenta. La febbre (da cavallo) che lo possiede, e lo conduce a indugiare nelle pulsioni più nere, non contamina in alcun momento il film. Quello che si voleva torrido volge in spasso e la saga familiare Fernandes sprofonda sotto la gravità della sceneggiatura. La ricchezza della storia portoghese sullo sfondo non si incarna mai sullo schermo, l'afflato della passione, il veleno della gelosia, l'ostilità della natura non trovano una maniera drammatica di esprimersi se non quella caricaturale.

La Tenuta non possiede insomma niente della densità di quelle opere al nero dove la fatalità scrive i destini. Il regista portoghese sembra cercare una forma di sauvagerie, una prova di verità ma passa troppo velocemente sulle peripezie del racconto come fossero soltanto convenzioni artificiali. Inaccessibile alla Storia, il dominio di Tiago Guedes non va oltre i confini del cineromanzo che fornisce una 'piccola lezione di storia' e una retorica ridondante da novela.

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